Ecco ci voleva proprio qualcosa di eclatante per far uscire dal torpore le mie dita che per lungo tempo non hanno più riportato i miei pensieri su questa scatola di sapone (NDR citazione raffinata di Speaker Corner a Londra (lo so mettersi da soli le note della redazione è da depravati ma il momento è gioioso)) e non so se lo scorrimento dei polpastrelli sullatastiera del mio portatile durerà quanto è durato il rosso a Fontana di Trevi me si sta avvicinando un altro periodo importante, pregno di novità e accompagnato dalla solità apertura al mondo esterno. Tant’è che ho riabilitato i commenti sperando che i falsi adulatori non si facciano più avanti.
L’argomento che proporrò nei prossimi giorni solo le mie riflessioni sulle relazioni sociali dell’umanità del terzo millennio. E qui vi lascio (in attesa) perché sono quasi le quattro ma prima voglio esprimere un brevissimo commento sull’episodio che vedete illustrato. Sono convinto che molti artisti e molte persone avrebbero voluto fare quello che uno sconosciuto ha fatto il 19 ottobre e non ci vedo, contrariamente anche allo stesso comunicato di rivendicazione una protesta, ma una proposta di rendere (seppur con metodo discutibile, ma in fondo la fontana non ha subito danni) più viva una città che, aldilà delle apparenze e della buona volontà di alcuni è culturalmente agonizzante.