Massimiliano Padovan Di Benedetto

In nome del Papa Re

Ecco che parte un incursione nel mondo del’attualità, solo due righe perchè proprio non ne potevo fare a meno.
Il titolo vi avrà fatto presagire che mi riferisco alla vicenda della visita, poi annullata, di Benedetto XVI all’Università di Roma La Sapienza, e ecco la mia riflessione scèvra da ogni cronaca da voi già conosciuta.
Innanzitutto mi perplime il clamore spropositato riservato a questo fatto, che rappresenta una risibile quota degli “appuntamenti” dell’agenda di Ratzinger, e poi non posso non notare l’infinito coro di solidarietà che ha fatto seguito a tutto ciò, segno che l’italia resta sempre l’insuperabile fucina dei signorsì, culla dell’acriticità mondiale e patria della restaurazione.
Dico questo perché menzioni dello scivolone Ratzingeriano relativo a Galileo non ne ho viste molte, come il sodio nelle migliori acque minerali: tracce trascurabili, che neanche il precedente di Ratisbona è riuscito a incrementare.
A livello umano posso condividere il suo disappunto nel non potersi confrontare con la comunità scientifica ma la Lectio Magistralis, di prima ipotesi, mi sembra più un monologo che un dialogo e mi permetto di dire che a quest’uomo non mancano certo le tribune per diffondere la sua idea di chiesa forte.
E potendo anche accettare critiche nei confronti delle limitazioni alla libertà espressiva degli esseri umani, di cui anche egli fa parte, non accetto che molti la passino come offesa a un Capo di stato di una nazione straniera.
Ma questo è il vero punto della discussione. Quale è la reale carica di Benedetto XVI?
L’Italia a differenza di altre nazioni europee non ha un monarca. Spagnoli, inglesi, belgi, olandesi, svedesi e via dicendo hanno il loro re o la loro regina, e noi poveri orfani del 2 giugno 1946 cosa abbiamo?
Niente di tutto questo e allora ecco con chi possiamo emulare a livello di nazione il nostro desiderio di prolungamento del rapporto paterno, con la differenza che il rapporto figlio-padre nella normalità, e nell’emulazione, non è acritico. Basti guardare ai rapporti cittadino-monarca nei paesi menzionati. Siamo pur d’accordo che nonostante la scelta del referendum noi, in quanto a maturità collettiva, non siamo all’altezza dei francesi ma perché dare scena a questo penoso siparietto? Con la nostra scelta non ci spetta neanche il benefit del gossip che tanto fa al divertimento di una nazione!
E allora forse dovremmo meditare in qualità di diversamente abili della coscienza nazionale di dotarci nuovamente di un re che però rientri nei suoi ranghi istituzionali e non interferisca più di tanto sulla vita del paese. Fate caso allo spazio (pubblico) sui media che viene concesso al pontefice e confrontatelo con quello assegnato ai vari regnanti nel loro paese.
Qualcuno mi vuol ricordare il valore della religione? Lo riconosco ma affermo con forza e nuovamente che la religione è un fatto privato e non Res Pubblica.