Eccola che si avvicina, piano piano è arrivata quella notte, la notte dove la primavera fa sentire il suo odore, un odore che non si sente e che altri non sentono ma che io tocco e vedo e di cui aspiro un gusto che ancora non riesco a definire. Lo sento sù nella parte alta del palato ed a bocca chiusa faccio passare l’aria più volte per cercarlo e capirlo meglio, ma sembra non esserci nulla eppure qualcosa c’è … sono sicuro.
In ogni caso sono certo, l’aria è cambiata e tutto mi fa pensare che sia arrivato il momento di partire, raccogliere le mie cose e andare verso una nuova meta lasciando qui quei segni che col tempo verranno cancellati da gli occhi di chi, in realtà, non li ha mai visti.
Via e come sempre nella stessa direzione, verso la vita. Col naso in su per cercare una nuvola a cui badare, una nuvola che cambi forma per stupirti sempre, ma che si faccia riconoscere e che ti riconosca. Una nuvola che sia leggera anche nei momenti in cui diventa grigia. Una nuvola che ti bagni per insegnarti ad evaporare. Una nuvola che sappia arrossire quando il sole si tuffa nel mare. Una nuvola morbida.
Ma quale sia la direzione delle nuvole non saprei dirlo, sono sicuro che il bello se lo vedi lo riconosci ma dove guardare non me lo ha detto nessuno, ed allora penso che mi potrei affidare alla fortuna (che però anche lei non sa mai dove guardare, escluso alcune volte che mi ha fatto dei regali pure molto importanti) oppure come al solito potrei seguire l’istinto con i consueti risultati catastrofici che mi contraddistinguono.
Che dire, la voglia e la passione fremono come dei pop corn nel microonde, saltellano su e giù facendo baccano, sembrano scoppiettare allegramente ma sotto sotto c’è un retrogusto amaro, quello che mi fa scrivere queste cose perché non ho una nuvola con cui viaggiare.