L’aria calda e afosa dell’estate condensa pensieri che diventano pesanti e ti portano verso il basso nel tentativo di seguirli. L’umidità che diventa pensiero pesante è voglia di cambiamenti epocali, rivoluzioni copernicane che spingano verso lidi nuovi non popolati dalle solite immagini che ormai hanno il sapore del vecchio, ma condensandosi perde la leggerezza che la sosteneva in aria e in qualche modo ti cambia. O meglio tenta di trascinarti giù scontrandosi con la tua direzione, in realtà contraria, che porta verso la leggerezza del vento del mattino, perché è mattino mai accettato che invece rappresenta la chiave di volta di un’espressività nuova che riesca a condensare un’emozionalità diversa.
Vederlo come il cadere verso il basso di un tuffatore che così facendo carica il trampolino di un’energia che gli permetta di proiettarsi nel cielo e compiere le evoluzioni della vita senza preoccuparsi della parabola che lo porterà in acqua perché poi sarà nuovamente carico di energia vitale per il prossimo tuffo, è il nuovo modo di intendere le cose che può attuare questa rivoluzione copernicana.
Ma intanto si cade e l’obiettivo è pensare a flettere le gambe per caricarsi di slancio e creare il rimbalzo, non è facile perchè il pensiero dell’impatto ti fa irrigidire e cerchi in questo momento due cose: la morbidezza che ti faccia rilassare mantenedoti però lucido ed il riscontro che il trampolino risponda alla tua necessità.
Intanto sto saltando anche se forse non ho deciso di farlo e questo è un limite perché la scelta, come sempre, è affermazione di identità.
Saltando si impara?