Questa volta lascerei perdere immediatamente i soliti incipit auto-incoraggianti e passerei al dunque che è proprio il dunque.
Spesso mi sono domandato che cosa sia l’essenza delle cose e soprattutto quale sia quella degli esseri umani, e nel dibattermi la risposta più immadiata che si è presentata è che essa sia frutto di una sintesi. Ma una risposta del genere non ha saziato il moto che mi spingeva a speculare “sull’oggetto di cui” perché, se da una parte è ovvio che questa risposta può corrispondere al vero, dall’altra si capisce che per vedere l’essenza bisogna già essere.
E allora come dare una risposta quando l’essere è ancora in divenire senza scadere nella tautologia?
Senza scomodare il giudizio sintetico a priori di Kant mi punge vaghezza che deve poter essere definibile un quid che offra la possibilità ad un essere umano di diventare qualcosa, anche se questo divenire si diluisce in un tempo infinito rendendo perciò impossibile la constatazione esperienziale della sua essenza.
Sostante è il nome che emerse dalla sabbia di un estate passata, ma già si era intravisto con i suoi labili contorni apparire all’alba del nuovo millennio quando, per esternare quella domanda latente ed ancora priva di un corpo, mi feci le analisi che vedete in alto.
Sono anni che spesso appare nei miei pensieri questa immagine delle 22 coppie di autosomi più x e y, ed immutata rimane la voglia di tramutarla in un istallazione materica e visiva.
Ora è arrivato il momento di farlo.
Come, dove e quando lo saprete a tempo debito ma intanto sapete che sarà! Forse voi ed anche io non sapremmo mai cosa sarà: arte o artificio che differenza farebbe?
Ma tornando al dunque, anche se abbiamo un nome la domanda rimane in piedi, anzi si moltiplica: Cosa definisce il Sostante? Quando si forma il Sostante? Come si interagisce con il Sostante?
Qulcuno protesterà, qui si trovano sempre domande ma mai risposte…
… è vero, ma da qualche parte bisogna pure iniziare!